In preparazione dell’esposizione “del paesaggio o della nostra storia”

La mostra ha preso forma nella mia mente mentre in treno torno a casa e questo “tornare” mi riporta a galla sensazioni, immagini fino agli anni della fanciullezza o a meglio dire fin dove il ricordo ha lasciato traccia.
E così un autore che ho conosciuto o studiato sui libri, la visione di montagne, boschi, colline, case, paesaggi di terre brune e marine solitarie, palazzi antichi e misteriosi, mi trasmettono impulsi che affiorano dalla memoria e si fanno urgenti a voler essere rappresentati. Tutto si trasforma in un lampo di luce, forme geometriche, masse di colore che portano fuori le sovrapposizioni delle nostre anime, i tanti contorsionismi dei nostri cuori, le composizioni delle nostre, tante, troppe fratture. Quasi a voler capire il mistero della creazione, lo stupore dell’infinito.
Mi piace, infine, immaginare alcune persone amiche, da poco tempo scomparse, sedute in galleria intente a guardare i miei quadri e commentano e dicono, insomma le sento ancora vive e vicine: anche a loro è dedicata questa mostra.