Omaggio a Emilio Vedova

Cronaca di un incontro.

Di buon ora inizio, oggi martedì 18 gennaio 1982, questo breve viaggio che mi permetterà di incontrare un grande della pittura. Siamo in tanti al binario due in attesa del treno per venezia : studenti, pendolari e altra umanità varia. Il freddo si fa sentire e si insinua sotto il mio giaccone assieme a una sorta di timore al pensiero del maestro Vedova. Le domande da fargli si accavallano, si scontrano,si cancellano, e mi dico : come sarà il primo approccio, usciranno le parole? Mi pervade un senso di tristezza, fredda compagna di occasioni mancate, incontri evitati all’ultimo momento, dialoghi muti.

Vedova, un monumento per tanti e per me avvolto da un’aurea di mistero!

Il paesaggio sfugge velocemente dietro il finestrino: la nebbia di un uniforme tono di grigio bianco, sembra il sonno materializzato.

Dopo poco più di un’ora eccoci finalmente a Venezia : nuovo stupore di bambino mi invade. Venezia, una visione fiabesca , un sogno : là, galleggiante sul mare, quadro mai completamente ultimato.

Arrivo all’Accademia delle Belle Arti e varcato il portone del grazioso palazzo, chiedo dove posso trovare il maestro Vedova. Non è ancora arrivato , mi dicono, e devi aspettare : meglio così ,posso limare ancora una volta le domande da fare.

Comincio a curiosare per l’Accademia e mi imbatto in una prima aula : i lavori esposti degli allievi sono di taglio figurativo, intuisco che non è l’aula del maestro. Caccio la testa nell’aula successiva e non ci sono dubbi : è la sua. Lo spirito della gestualità è lì, ti colpisce violentemente. I materiali parlano per il maestro : cartoni,pezzi di tela,barattoli di pittura,chiodi,pennelli,gessi, matite colorate.

Rapide sbirciate in giro.

Sulla sinistra una stanzetta intestata a Boccioni; più in là uno stanzino con manifesti di mostre, incontri, avvisi relativi al maestro Vedova : incombe, penzolante nel vuoto, una rivista appesa ad uno spago e riportante in copertina una bella foto dell’artista imbrattato di colore.

Ecco comparire sulla soglia una figura, quasi un’ombra, lunga, irsuta e un po’ piegata nell’incedere : come un fulmine entra nell’aula, nemmeno uno sguardo, quasi mi travolge.

Lascio immediatamente l’aula : la signora Annabianca, al telefono, mi aveva avvisato che il maestro trascorre la sua prima ora solamente con gli allievi e non accetta nessun’altra presenza. Solo disturbo.

Ne approfitto per fare due passi in una calle vicina,lontana dai conosciuti itinerari turistici, e assaporo i “rumori” di questa città sull’acqua : rumori diversi, vellutati, irreali e unici.

Rientro in Accademia e mi avvio verso lo studio del mio ospite : mi intravede, ricorda di avere un appuntamento con un visitatore e mi fa cenno di entrare. Senza preamboli mi chiede cosa faccio nella vita e il perché della mia visita. Ho iniziato a parlare cercando di essere conciso e preciso nell’esposizione : il timore di essere “ sopportato” ancora non mi abbandona. Dopo le prime battute l’incontro prende una piega mozzafiato : un fiume di parole mi investe, il maestro mi parla, mi racconta delle sue esperienze, della sua vita ! Un monologo arrembante, tumultuoso, l’animo dell’artista prende corpo : esce l’uomo di straordinaria cultura, il ricercatore, lo studioso. Una di quelle persone che “fanno” la cultura di un popolo, di una nazione. Pittura,poesia,letteratura, sociologia, politica .I pensieri si accavallano,si rincorrono, si lasciano, si riprendono : resto senza parole.

Dopo una mezzoretta, il maestro prende dal cassetto della scrivania un libricino sul quale, dopo aver chiesto il mio nome, fa uno sghiribizzo a mo di dedica : in quel preciso momento mi son detto ecco ,ci siamo, ha parlato un po’ della sua vita e ora come contentino mi dà un suo segno su un foglio e via, tutti a casa!

Quale errore!

Il grande artista si alza e mi dice : basta con questi discorsi accademici, andiamo a parlare con i miei allievi! Sempre più frastornato, lo seguo nell’aula già gremita.

Vedova, nel silenzio più assoluto, tenendomi sotto braccio, si ferma davanti a una tela dove sta lavorando una sua allieva e……… rivolgendo uno sguardo circolare ai presenti ,alquanto incuriositi, dice : oggi cambiamo programma! …. E ha tenuto una lezione sulla vita e sull’arte!

Due ore di adrenalina pura!

Verso mezzogiorno, il maestro Vedova mi accompagna fino alla porta dell’Accademia e, invitandomi a ripassare, mi saluta come un vecchio amico.

Di tutta quella incredibile giornata mi sono rimasti tredici “comandamenti” che devono sostenere chi vuole “fare arte”:……ma questa è un’altra storia!

Grande Emilio Vedova!

Vicenza, 2 aprile 2014